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| recensione del video: http://www.cinemavvenire.it/articoli.asp?IDartic=2359CITAZIONE The Mars Volta Televators, di Saline Project
venerdì 16 aprile 2004 di Sergio Di Lino
Ci piace l’idea di inaugurare questa rubrica con un video di grande suggestione, ma allo stesso tempo – com’è facile intuire – di non eccessiva visibilità all’interno dei palinsesti delle televisioni tematiche incentrate sulla musica (per fortuna ci sono i siti web). Ci piace, perché si tratta di una piccola opera concettuale che rifiuta ogni possibile facile appeal sul pubblico, in luogo della ri-creazione di un’atmosfera incantata, sospesa tra incubo e fiaba. Un video che fa dell’emozione pura la sue unica direttrice. The Mars Volta è il nome della band texana nata da una costola dei precocemente defunti At-The Drive-in; il gruppo ha pensato bene, nel dotare di immagini il singolo Televators, tra i brani più seducenti contenuti nell’album De-Loused in the Comatorium, di affidarsi al collettivo dei Saline Project, specializzato in video sperimentali. Ambientato in una foresta, immerso in una dominante verde che dipinge un microcosmo quasi monocromo, il video illustra in maniera perlopiù allegorica l’incombere della civiltà in una zona dominata dalla natura allo stato brado; gli sguardi luminescenti e le simboliche mutazioni di alcuni animali accompagnano l’incombere minaccioso della tecnologia e della civiltà, fino a quando quest’ultima non si sarà fusa con la natura in un ibrido mostruoso. Il chiaro messaggio ecologista, un po’ troppo Rainbow Warrior in versione digitale per i nostri gusti, non pregiudica la visionarietà del clip, grazie anche a un look amniotico che fa apparire il profilmico come immerso in un acquario. Gli anima(l)tronics si sposano alla perfezione con le immagini in computer-graphic, e sebbene le animazioni appaiano spesso "scattose", ciò è apparentemente da imputare a una precisa scelta stilistica che denunci in qualche modo un’adesione di tipo nostalgico a trucchi ottici di marca quasi vintage. La storia ha uno sviluppo dichiaratamente farraginoso, e non tutti i passaggi sono decifrabili; ma non sembra essere la continuità la preoccupazione maggiore degli ideatori del video; anzi, tra velati rimandi a X-Files e sapienti decostruzioni dello spazio, la diegesi vera e propria appare notevolmente ridotta. Così Televators è percepibile più a livello di suggestione che non sul piano della pura comprensione… Proprio per questo ci appare un esemplare sintomatico di come, attraverso la videomusic, si riescano a produrre schegge di cinema sperimentale che poco o nulla hanno da invidiare alle avanguardie. Lo scollamento dell’elemento diegetico dalla costruzione dell’impianto visivo è la testimonianza dello sdoganamento dell’immagine depurata dalle scorie della drammaturgia, vista come un’ingerenza coatta nel cinema "adulto"; senza con ciò – e proprio qui sta il bello – giungere alla negazione del cinema stesso, che anzi esce rivitalizzato da questo distaccamento. Orientati verso una revisione di rock psichedelico di chiara derivazione Seventies, ma speziato abbondantemente di sonorità ambient, innesti elettronici e screpolature pop-melodiche, i The Mars Volta rivelano una sorprendente eleganza compositiva, e ciò si riflette inevitabilmente anche nel mood del video; l’immagine che emerge dalla visione di Televators denuncia una malcelata adesione a un certo preziosismo, tanto melodico quanto visivo, e un estetismo che anziché rivelarsi fine a se stesso appare come la definitiva iconicizzazione di uno stile. La cristallizzazione di alcuni attimi di estatica visione. Per un brano e un video che trovano il loro epicentro nella bellezza. il sito dei saline project: http://www.salineproject.com/la locandina (!) del video, presentato al festival del cinema di Venezia 2003 Edited by Walkabout - 24/7/2006, 00:06
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