Universal Records – 2006
Tracklist
1. Vicarious Atonement
2. Tetragrammaton
3 Vermicide
4. Meccamputechture
5. Asilos Magdalena
6. Viscera Eyes
7. Day of the Baphomets
8. El Ciervo Vulnerado
Genio e sregolatezza, episodio terzo: Amputechture.
Benvenuti in un disco palindromico. Strano ma vero, ad accoglierci alla porta c’è qualcosa di anomalo rispetto ai canoni della band; un’opening a tratti floydiana per metrica e concepimento, che non t’aspetti dal funambolismo strumentale dei ragazzi di “Frances The Mute”. E invece è già impalpabilità. Il mutante, elemento caratterizzante l’artwork curato da Jeff Jordan, comincia a palesarsi; lo trovi al centro della scena, con le palpebre a mezz’asta. Alba o tramonto, è ancora presto per capirlo. Intanto è il basso di Juan Alderete che scandisce i passi, mentre il pianoforte, guidato da Isaiah Owens, si sobbarca l’incarico di sottolineare l’incedere del respiro.
La sensazione che sia questo un lavoro di spiccata interiorità comincia a prendere forma.
Il tetragramma stilistico e tematico della prima minisuite (“Tetragrammaton”, appunto), fa il paio alla ricerca religiosa dell’opening, e si attesta come emblema delle potenzialità del gruppo: genio compositivo, energia sparata ad un’intensità difficilmente riscontrabile, tecnica sopraffina. Ma l’altro lato della medaglia evidenzia pecche già note: prolissità strumentale a volte ingombrante, raddoppi vocali ridondanti e poco amalgamati al resto, stilemi orchestrali difficilmente riscontrabili e poco orecchiabili.
Intanto il disco continua nel suo urlo dal didentro, quasi richiamando il dissidio espressionista di Edward Munch. Stallo.
Tra le diverse partecipazioni al variopinto carrozzone latino-americano, ce n'è una che si distingue per il maggior blasone: John Frusciante (Red Hot Chili Peppers) suona la chitarra ritmica per tutta la durata del disco. E si prende anche i suoi applausi, come in “Asilos Magdalena”, che parte da un canto spagnolo di alta temperatura per sfociare poi in un (evitabile?) excursus progressive.
C’è ancora tempo per pregi e difetti; Da registrare una pressione ritmica altalenante, e alcuni riff forzatamente prolungati (“Viscera Eyes” e The Day Of Baphomets”). C’è la solita ambiguità tematica, spruzzata più che mai di argomentazioni religiose.
Tanto per aumentare il peso dei dubbi ammucchiati nel questions corner, il disco finisce con le stesse perplessità iniziali; quanto è valorizzante la mescolanza tra suoni fiabeschi di spiccato senso partitico e l’incalzare della sperimentazione elettronica?
Ma è viscerale, emozionante ed emozionato. Audace come pochi lo sono ancora.
Onore al merito e bando alla critica.
www.themarsvolta.comVoto: 8,2/10
Matteo Strada