Kitt, ho recensito l'album, se vuoi puoi aggiungerlo alla famigerata lista allo stesso modo di De-Loused
CITAZIONE
MARS VOLTA
FRANCES THE MUTE
(2005, Universal)
Non sono quelle dei Mars Volta prosopopee. Non racconti di favolistica da “c’era una volta”, né tantomeno storie di vita comune. Nella loro mente, nella loro musica, le componenti si fondono e plasmano personaggi ed universi, quelle magnifiche effigi che vivono una dimensione atemporale, scandita da una disperata ricerca di un qualcosa, quel qualcosa di dannatamente umano, il tassello, i tasselli, che mancano continuamente in questo mosaico chiaroscurale chiamato vita. Essi respirano sul dolore di amici scomparsi: se Cerpin Taxt ci aveva ammaliato e commosso nel ricordo di Julio Venegaz, morto da più di dieci anni, non può il veemente eco della scomparsa di Jeremy Michael Ward, trascorsi appena due anni, non risuonare e tormentare con furente ossessione.
Flashback: Jeremy trova durante una sua classica giornata lavorativa un diario, quello scorcio d’intimità che l’uomo spesso si concede, poggiato sul sedile posteriore di una macchina. Non sa chi abbia scritto quelle pagine, ma sa che sono in qualche modo lo specchio della sua vita, sa che fra quelle linee riesce a leggere nitidamente qualcosa che lui sente nel profondo, e ne parla agli amici della band. L’autore del diario era stato adottato, ma non aveva perso la speranza di ritrovare i suoi genitori: era quello il suo pezzo mancante, può facilmente sentirsi il peso di un tale fardello.
Ed ecco, da qua si dirama una nuova storia: laddove la ricerca di quell’uomo inizia, anche Frances the Mute muove i suoi primi passi, in memoria dell’amico. Cinque passi, cinque bastano per tessere la trama e l’ordito di un passato troppo sfocato, attraverso l’incontro di altri personaggi, che nella vicenda forniranno ciascuno un consiglio necessario alla disperata ricerca familiare: i nomi delle canzoni sono infatti quelli di costoro. Cygnus…Vismund Cygnus si apre attraverso “Sarcophagi”, lieve, diafana, per poi appesantirsi, rievocando il precedente lavoro, se non con una subito visibile differenza: l’uso del bilinguismo inglese-spagnolo che caratterizzerà l’intera opera. Ma è soltanto un primo input. Se in “De-loused in the Comatorium” le reminiscenze At The Drive-In si facevano avanti con prepotenza, stavolta il gruppo trova un sound del tutto proprio: la melodia e l’anti-melodia sono come incastonate ed imprescindibili, sbalzando improvvisamente e mescolandosi, ma pur non dimenticando un lato tipicamente “heavy”. The Widow, primo singolo, ostenta continuamente le voci di coloro che mancano, “I never sleep alone”, si ripete con animosità, triste, amaro, nero pianto. Cambio di direzione: L’Via L’Viaquez è una smaniosa salsa, un esperimento sonoro perfettamente riuscito contro ogni probabilità, ancora un altro: Miranda that ghost just isn’t holy anymore strozza le lacrime protratte troppo a lungo, e le lascia tuttavia scorrere in un dolcissimo, malinconico flusso di coscienza, di una tristezza unica e splendida, grazie all’utilizzo delle trombe, che quasi la proiettano con immediatezza. Stiamo per concludere, manca soltanto un ultimo, dolceamaro commiato, la lunghissima Cassandra Gemini, che pone fine al tutto, così com’esso era iniziato: “Sarcophagi” ci abbandona al silenzio. Più di settantacinque minuti, sfuggiti velocissimamente, ma incancellabili. Inutile essere prolissi, digredendo sul valore artistico di ogni singola traccia, e sulle capacità del gruppo. “Troppo ambiziosi”, dicono alcuni, “presuntuosi”. Noi, dal canto nostro, guardiamo queste accuse di chi evidentemente crede nell’orizzonte, sperando in realtà che l’ambizione e la presunzione (se così vuole essere chiamata) dei Mars Volta siano assolutamente sconfinate, come la loro poesia.
Nota 1: hanno partecipato alla realizzazione dell’album: Larry Harlow (piano), Lenny Castro (percussioni), John Frusciante (Chitarre), Flea (tromba), Adrian Terrazas (sassofono/flauto).
Nota 2: la produzione è stata interamente affidata al chitarrista Omar Rodriguez-Lopez, membro principale del gruppo insieme al cantante Cedric Bixler-Zavala.
A cura di Michele Leonardi