Hand over hand over hand
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| è una discussione che ci voleva, direi. è qualcosa su cui rimugino da un pò, soprattutto considerando la recente messe di uscite (tre dischi in un mese tra ottobre e novembre).
sinceramente, da fan, seppur da un lato contento di ascoltare così tanto materiale, dall'altro mi interrogo quale sia l'utilità, mi spiego: oggettivamente, pochi dischi di Omàr mi sembrano prodotti fatti e finiti. Stando a sue dichiarazioni, sappiamo quanta parte dei suoi dischi siano appunti sparsi, registrati qui/là, abbozzi per brani/dischi poi non compiuti, roba che forse non meritava finire su un disco dei Mars Volta (o forse non poteva esser pubblicata come tale per limitazioni burocratiche). Ed effettivamente è la sensazione che si ha ascoltandoli, spesso e volentieri. Belle idee, spesso. Spunti interessanti. Ma mai nessuno di questi sarà ricordato come capolavoro. Alcuni dischi buoni, tuttalpiù. A contorno, c'è da considerare in fondo anche come vengono presentati: promozione quasi nulla, a parte pochissimi casi (quando ancora c'era la GSL), sono là e chi vuole (fan al 99% dei casi, suppongo) se li prenda pure.
Personalmente, dei dischi usciti nell'ultimo anno, l'unico che ho ascoltato per un pò e riprendo sempre con piacere è The Apocalypse Inside Of An Orange. Sarà la suggestione di vederlo presentato come "Omar Rodriguez-Lopez Quintet" ma a me sembra un lavoro omogeneo, che fila via bene, che sembra veramente "un disco". Come il secondo, omonimo, ma di gran lunga migliore. E, probabilmente, l'unico che consiglierei, assieme a A Manual Dexterity (quello si, per me un "vero" lavoro solista nonostante non lo ascolti spessissimo). Per il resto, apprezzo Se Dice Bisonte, trovo molto interessanti gli ep con Damo e la Lunch (molto più il primo, a dire il vero) ma molti non han retto molto la prova del tempo, li ho ascoltati quasi per "dovere" (come gli ultimi 4 usciti escluso l'ultimo che ancora devo sentire). Ecco, quelli usciti quest'anno sono quanto più vicino al vero di quel che dice Omàr riguardo ai suoi dischi: son "fotografie", frammenti di periodi ben precisi. Gli ultimi 4 son sicuramente i più sperimentali (ricordo che i primi 3 risalgono al periodo-ponte 2001-2002), pieni di germi, sperimentazioni ma, alla fine, sono come dischi di demo, sono buoni per capire come si è evoluto il suono, testimonianze di una ricerca sonora. Immagino valga anche per l'ultimo: da quel che si legge un papabile successore di Amputechture poi scartato. Un motivo ci sarà stato. E si, gioia per i fans, non per ascoltatori occasionali. Anche perché, comprensibilmente, c'è tanto da ascoltare in giro e hai voglia a far questo discorso a non fan o critici. Perché, alla lunga, un fan anche si scoccia nel non potersi godere un suo disco che già ce n'è uno nuovo. Ora come ora mi sento così riguardo ai suoi lavori.
In definitiva, per risponderti: la mente è quella, si. Ma io, alla fine, credo a Omàr quando dice che, ovviamente, per i dischi dei Mars Volta ha più soldi e più tempo. E che i dischi solisti sono "palestre", buoni a sperimentare idee da riportare e ampliare nei lavori per la band. Va da sé che questo diventa un pò frustrante per chi ascolta, alla lunga, sapendo che difficilmente potrà aspettarsi lavoroni, dischi fatti "puntando l'obettivo" di colpire, centrare il bersaglio.
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