THE MARS VOLTA ITALIA forum: "In Thirteen Seconds"

Recensioni, Frances The Mute

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Walkabout
CAT_IMG Posted on 20/4/2005, 19:47




Kronic


http://www.kronic.it/rec_get.asp?sId=11302&Page=4



CITAZIONE
di Gianluca Taraborelli

Tra Zappa, King Crimson, Yes e... Madonna.
Quante nuove ondate di revival è lecito aspettarsi ancora in vista delle prossime stagioni? Quante altre volte vedremo appiccicata ai dischi in uscita l’etichetta di “Post” o “New –“? Per carità, i ragazzi di oggi sono tutti inappuntabili professionisti e scrivono canzoni con metodo e dedizione, ma a quando l’appuntamento con qualcosa a cui le nostre orecchie non saranno in grado di attribuire un preciso pedigree sonoro?

"Frances the Mute” in questo senso rappresenta sicuramente un passo fuori dal mucchio, ma con ogni probabilità corre il rischio di rivelarsi un salto dentro un recinto molto stretto. Strutturato in 5 pezzi per oltre 70 minuti di durata, l’album dei Mars Volta sviluppa ed esaspera gli spunti già presenti sul precedente “De loused in the comatorium”, proponendo un’originalissima forma di prog-rock rinvigorito dalla fresca mutevolezza delle geometrie ritmiche e dai lasciti melodici della prima ondata emo.

Certo, la sudditanza stilistica della band nei confronti di alcuni mostri sacri del rock seventies è rintracciabile un po’ ovunque: dai riccioli latini del chitarrismo barocco di Omar Rodriguez, (in più di un episodio debitore di Santana), ai sensuali ancheggiamenti zeppeliniani del cantante Cedric Bixler. L’opener “Cignus…Vismund Cignus” sminuzza King Crimson, Zappa, Yes e Genesis costringendoli a quella squisita discontinuità strutturale figlia dei nostri tempi. Meno entusiasmante la macchinosa “L’Via L’Viaquez”, dolciastra salsa cantata in spagnolo con la presenza del leggendario Larry Harlow dietro gli 88 tasti.

Il disco, nel suo complesso trasmette una totale apertura ed una coordinazione architettonica spaventosa, peccato solo per una certa spocchiosità di fondo e per gli eccessivi spezzettamenti ambient, che hanno si il pregio di allargare lo spazio attorno alle composizioni, ma che in molti casi le costringono a galleggiare in un mellifluo liquido che attutisce i pezzi invece che lasciarli esplodere. A differenza del lavoro precedente, “Frances the Mute” dispone però di un singolo di rara eleganza ed efficacia come “The Widow” e sicuramente paga meno l’intransigenza di giudizio dei fans legati ancora all’epopea ATDI.

Districandosi nel magma senza capo nè coda delle 5 canzoni, spicca, nella parte centrale di “Miranda, that ghost just isn’t holy anymore”, una curiosa somiglianza con il ritornello di “La Isla Bonita” di Madonna: fateci caso, la linea melodica è pressoché identica. In un epoca di azzardatissimi revisionismi, forse solamente Miss Ciccone meritava un così raffinato rispolvero.



Edited by Walkabout - 5/7/2006, 23:39
 
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Aranas
CAT_IMG Posted on 28/4/2005, 21:07




http://www.somethingawful.com/articles.php?a=2825

credo che era da tempo che non ridevo così tanto, e sicuramente non ho mai riso per una recensione musicale. Imperdiibile.
 
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FountainOfBlood86
CAT_IMG Posted on 1/5/2005, 14:26




Kalporz



CITAZIONE
di Hamilton Santià


Un passaggio de “La banda dei brocchi” di Jonathan Coe descrive una sessione di prove musicali di un giovane gruppo di liceali britannici nel 1977 alle prese con una complessa partitura prog. Dopo quindici minuti di ghirigori strumentali il batterista manda tutti affanculo e comincia a pestare un 4/4 che da il via ad una jam punk. Il tastierista/cantante/compositore di quel gruppo mai esistito se ne va abbattuto con i suoi spartiti, i suoi sogni tolkeniani e le sue ossessioni grandgugnolesche. E noi che leggiamo ci uniamo in un coro di esultanza. Il progressive rock è morto.

Se trent’anni fa l’antidoto alle sbrodolate progressive era il punk, oggi siamo nella più totale incertezza: il punk è diventato una caricatura di sé stesso e alcuni tra i migliori alfieri del movimento (i Mclusky, per dirne uno) ci hanno abbandonato mentre altri – gli At the Drive-In – si sono riciclati in gruppi emo dimenticabili (Sparta) e spaventosi leviatani sonori che ti inoltrano in un incubo fatto di tecnicismo, concettualismo, cerebralismo e tutto gli ismi che portano ad un grido di terrore. I Mars Volta.

Eravamo decisi a dar loro una possibilità dopo aver digerito con qualche difficoltà il precedente “De-Loused in the Comatorium”, ma qui crolla ogni alibi e non c’è scusa che tenga: concept album su una persona che vuole trovare i suoi genitori. Una storia che si dice sia stata – tra l’altro – trovata su un diario abbandonato in un auto. Potrebbe essere esilarante se non fosse che la musica con la quale Cedric Zavala e Omar Rodriguez hanno deciso di musicare questo loro “Frances the Mute” lascia parecchio sconcertati… l’iperbole dell’esagerazione qui perde totalmente la bussola partendo quindi per la tangente e lanciandosi in arditi esperimenti che toccano qualsiasi cosa in cinque canzoni allargate (con tanto di sottotitoli e baggianate del genere) senza capo né coda. Una tronfia autocelebrazione che ricorda paurosamente l’harakiri degli Yes di “Tales from topographic oceans”. Soltanto che se ai tempi quel disco venne ripudiato addirittura dai pasdaran elfici, i Mars Volta riescono a creare un certo proselitismo – per dire, il loro recente concerto milanese è andato esaurito e sono quarti nella classifica di Billboard – che rende ancora più spaventosa e pericolosa l’opera.

Dall’incedere medieval-hard rock di "Cygnus, Vismund Cygnus "alla retorica raffazzonata di "Cassandra Geminni" ci troviamo davanti ad un contenitore ipotetico del nulla. Una truffa ben congeniata che mescola disordinatamente Paco de Lucia e i Marillion, Blackmore’s Night e Jethro Tull più ambiziosi e il tutto con un’estetica e un’ottica a metà tra la psichedelia e il punk. E visto che qui dentro c’è anche del punk dubito che possa nuovamente salvarci. Si prevedono tempi duri, ammesso che non arrivi un artista che vorrà davvero fare piazza pulita con un disco candido e personale, in cui risponde a tutta questa esagerazione con cinquanta, bellissimi, minuti di silenzio.



Edited by Walkabout - 6/7/2006, 00:08
 
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digital evilness
CAT_IMG Posted on 10/5/2005, 18:30




Inizio finalmente a postare le interviste che avevo promesso...
Scusate il ritardo...

Rocksound


n°81 Febbraio (Disco del Mese)



CITAZIONE
Se il successo di una band si misura con la capacità di suscitare grandi passioni, sia positive che negative, allora i Mars Volta sono un gruppo stellare. Dopo un EP “Tremulant”, che era passato abbastanza inosservato e sembrava più un progetto estemporaneo del dopo At The Drive-In, è arrivato “De-loused in the comatorium”, un esordio che ha scatenato commenti di ogni genere: chi l’ha esaltato come un disco coraggioso e rivolto verso il futuro e chi l’ha cassato tacciandolo di barocchismi inutili. A conti fatti, la soluzione ideale forse stava nel mezzo, con i due leader impegnati a definire i contorni di quella che sarebbe stata la loro prossima creatura musicale. Dopo un grande rodaggio live, esce ora “Frances the mute” e la mira sembra essere finalmente quella giusta, con Cedric Bixler-Zavala e Omar Rodriguez Lopez in piena sintonia con la line-up (speriamo) definitiva dei Mars Volta, ovvero Jon Theodore alla batteria, Juan Alderete al basso, Ikey Owens alle tastiere e Marcel Rodriguez Lopez alle percussioni (ospiti di riguardo Flea, John Frusciante e il pianista Larry Harlow). Il feeling è quello ideale e i 77 minuti del disco paiono essere il risultato di session infinite e ore passate in studio a rifinire il materiale. Nessuno parli di concept, di progressive, di emo o quant’altro, i due hanno già proveduto a liquidare eventuali scomodi paragoni, concentrandosi solo sulla musica e sulla storia che attraversa tutte le liriche di “Frances the mute”. Se “De-loused” traeva ispirazione dalla vita di Julio Venegas, un amico scomparso tempo fa, il nuovo lavoro suona come un omaggio all’ennesima perdita, quella del membro della band, Jeremy Michael Ward, avvenuta lo scorso anno. Tutto parte da un diario recuperato dallo stesso Ward sul sedile di una macchina sequestrata da lui stesso (il suo lavoro era quello del “repo man”, ovvero quello che recupera le macchine dei creditori insolventi), che, oltre a offrire parecchi punti in comune con quella del musicista, è servito a stuzzicare la creatività dei Mars Volta. A lavoro finito pare quasi un epitaffio all’amico deceduto e acquista risvolti più inquietanti, ma si integra alla perfezione con la musica dei soli cinque brani presenti sul disco (e persino con la stupenda copertina disegnata da Storm Torgheson, autore di alcune celebri cover dei Pink Floyd). Ed è proprio della musica che si scoprono le novità più belle e importanti: abbandonato il formato-canzone tradizionale- l’unica concessione è rappresentata dal singolo “The widow” che, i Mars Volta hanno lasciato da parte qualunque remora e si sono lanciati su una strada fatta di sperimentazione che incorpora fughe psichedeliche, rock latino, salsa, rock tradizionale, i Pink Floyd e i Can, i 13th Floor Elevators e Santana. Detto di “The widow”, i quattro brani restanti sono davvero uno splendore, quelli che meglio rappresentano i Mars Volta del 2005: “Cygnus… Vismund Cygnus” (divisa in quattro movimenti, come altri due brani) è strabiliante, offre una partenza a tutta velocità, un rallentamento centrale e un finale in crescendo, “L’Via L’Viaquez” è piuttosto in linea con il vecchio album e alterna rock Seventies con intermezzi salsa. “Mirando, that ghost isn’t holy anymore, dopo una lunga introduzione, si ammanta di sapori tex-mex con trombe e chitarre arpeggiate ed esplode in maniera definitiva prima di sfociare nel brano più complicato di “Frances the mute”, che con i suoi 32 minuti circa (gli altri viaggiano sulla dozzina) chiude il disco. “Cassandra Gemini” è un pezzo quasi “free”, con una sezione fiati alla “Atom heart mother” e una sensazione di Mars Volta moltiplicati per dieci. Praticamente, una mini opera che, nel finale, cita il brano di apertura chiudendo il cerchio definitivamente. Poco meno di 80 minuti che rischiano di trasformare “Frances the mute” nell’album più avventuroso (noioso), bello (brutto) e ambizioso (pomposo) dell’anno appena iniziato. A voi la scelta!



Edited by Walkabout - 5/7/2006, 23:41
 
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digital evilness
CAT_IMG Posted on 10/5/2005, 18:38




Di nuovo....


Intervista a “Rocksound” n°82 Marzo
La tessera mancante

Dopo un primo album avventuroso ma, in qualche modo, ancora legato ad una concezione più ordinaria di fare musica, i Mars Volta tornano con un disco molto più ambizioso, “Frances the mute”. Cedric Bixler-Zavala ci spiega la genesi di un’opera che si candida immediatamente ad essere uno dei migliori lavori di quest’anno in corso.

C’eravamo già incontrati io e Cedric, in occasione della promozione di “De-loused in the comatorium”, all’Independent Days di Bologna del 2003. Dopo le domande di rito sul disco, eravamo finiti a parlare del registra Alejandro Jodorowsky, per cui lui e Omar Rodriguez Lopez, l’altra metà creativa dei Mars Volta, hanno una venerazione fanatica. Gli chiedo se siano finalmente riusciti ad incontrarlo. “Omar ha scoperto il suo indirizzo ed è stato un giorno intero ad aspettarlo fuori da casa sua e parlargli. Jodorowsky non si è fatto vedere e allora gli ha lasciato un biglietto sulla porta ringraziandolo per l’ispirazione e spiegandogli che i Mars Volta sarebbero stati onorati di poter lavorare con lui in qualche maniera. Purtroppo non l’abbiamo sentito mai, forse è troppo occupato per trovare il tempo per noi (ride)”. Chissà perché mi vengono in mente le fan scatenate degli U2 che vanno a Dublino e aspettano impazientemente di vedere uscire di casa Bono e The Edge. Cedric ride “Sì, in effetti Omar ha fatto una cosa del genere. In fondo noi siamo veramente fan di Jodorowsky… Chissà magari un giorno riusciremo a contattarlo in qualche altra maniera…”.

Le notizie sul vostro disco si sono succedute in maniera incontrollabile, soprattutto per quel che riguarda il tema portante di “Frances the Mute”. L’ultima racconta che l’album trae inspirazione da un diario trovato casualmente da Jeremy (un membro della band deceduto lo scorso anno) in una macchina. Cosa c’è di vero?
Cedric Bixler-Zavala: Questa cosa è assolutamente vera, ma non è l’unica fonte di inspirazione per il lavoro; il diario ha rappresentato la base su cui abbiamo costruito tutto il resto. Per “Frances the mute” siamo stati inspirati anche da “The wicker man” (film thriller/horror di culto di Robin Hardy del 1973 con Christopher Lee e Edward Woodward – nda), dalle opere erotiche di Max Ernst ( celebre pittore surrealista del Novecento – nda), da alcuni sogni che ho fatto e che abbiamo usato nei videoclip. “The Widow” per esempio, trae ispirazione da un mio ricordo di gioventù: mia madre cercava disperatamente di farmi andare in chiesa e per fare ciò mi disse che aveva visto il diavolo in persona. Me lo descrisse: capelli lunghi, un impermeabile nero, senza volto e con delle zampe di gallina al posto dei piedi. Questa immagine è rimasta con me per tutta la vita; io non credo in Dio ma voglio credere in un diavolo dipinto a questo modo! Alla fine, tutte queste tessere si sono unite in un mosaico che ci ha fornito l’ispirazione per il disco: il fatto che Jeremy abbia trovato quel diario, che sia morto qualche tempo dopo, che la storia in esso contenuta presentasse delle somiglianze con la sua. Siccome quel diario era incompleto – Jeremy aveva deciso di finirlo per conto proprio, di inventarsi una storia che proseguisse. Non c’è riuscito e l’abbiamo fatto noi al posto suo ma con una nostra versione.
Come avete fatto a mischiare tutto questo materiale e renderlo più scorrevole e logico?
C.B.Z.:
è molto più semplice porsi delle domande che dare delle risposte e così abbiamo fatto pure noi. Siamo interessati alle soluzioni che ci possono arrivare dall’esterno e consideriamo questo disco come un enorme puzzle: noi forniamo delle tessere, ma ci possono essere diversi modi di interpretarle. Il personaggio della storia è stato adottato e deve andare alla ricerca delle proprie radici, scoprire chi sono i suoi veri genitori, ricostruire la sua vita… in pratica, anche lui ha a disposizione delle tessere e deve sistemarle nella maniera più consona.

CHIAVI DI LETTURA
Avete già avuto delle interpretazioni di questo puzzle da parte di vostri amici? Qualcosa che vi abbia stimolato particolarmente?
C.B.Z.: Assolutamente si. Alcuni hanno fornito delle chiavi di lettura molto interessanti, ma la verità è che non esiste una soluzione, non è un giallo in cui devi indovinare il colpevole o l’assassino. Tutte quante sono valide se supportate da una buona idea di base. Questa storia non ha un finale, è interattiva, deve offrire validi argomenti di discussione; a noi capita spesso di dibattere per ore sul possibile significato di un film. Prendi “La montagna sacra” tanto per parlare di Jodorowsky: quel finale in cui il regista svela la macchina da presa e il set, facendo crollare la storia e mostrando la finzione del cinema. Perché l’ha fatto? Cosa voleva dimostrare? Se ne potrebbe discutere all’infinito e ogni teoria sarebbe valida.
Vedo che il cinema sta diventando sempre più importante per i Mars Volta…
C.B.Z.:
Assieme alla musica è la nostra passione principale e sono due espressioni artistiche che spesso si completano. Omar ha diretto il nostro nuovo video, si sta cimentando in questa nuova direzione con risultati eccellenti, devo dire. Mi fido ciecamente di lui: ha prodotto l’album ed era il più indicato per trasformare in immagini le parole che ho scritto io. In futuro sarebbe bello poter fare uscire contemporaneamente un disco e un film collegati tra loro ma sappiamo che è un progetto di difficile realizzazione, soprattutto a livello di costi. Prima o poi però sarà possibile farlo, ne siamo certi.
Prima dovete diventare famosissimi…
C.B.Z.:
Lo sappiamo. Così poi potremo girare il nostro “200 motels” (ride) (film scritto da Frank Zappa nel 1971, una specie di racconto della vita “on the road” dei Mothers Of Inventino, la sua band. Fu un flop disastroso – nda). E’ incredibile pensare che qualcuno gli abbia davvero dato i soldi per girare quel film. Ora non sarebbe possibile e poi noi non abbiamo qualcuno come Ringo Starr che ci sponsorizzi, come fece con Zappa.
Non credi che una major come la Universal sarebbe interessata a un progetto simile?
C.B.Z.:
Chi lo sa? Forse ma non ne siamo così certi. Abbiamo un rapporto molto chiaro con loro: quando ci hanno proposto un contratto, lo abbiamo preso e riscritto completamente secondo i nostri parametri. Hanno accettato tutte le condizioni che abbiamo inserito, pensiamo di avere controllo totale della nostra carriera e della musica. A questo aggiungi che abbiamo delle aspettative molto basse, siamo felici di quello che ci accade ma non facciamo chissà quali illusioni. In futuro, grazie al lavoro dell’etichetta, magari avremo la possibilità di suonare in Russia oppure in Asia e speriamo che succeda. Nella vita, non tutti hanno la fortuna di essere i Fugazi, che si costruiscono una carriera in completa indipendenza. Certe volte funziona, certe altre no…Loro possono contare su un etichetta personale come la Dischord che ha pubblicato alcuni dischi che sono dei best seller, vedi Minor Threat e questo rappresenta una forma di guadagno continua. Hanno il mio massimo rispetto.

SENZA VOLTO
Per la copertina e l’aspetto grafico, vi siete affidati nuovamente a Storm Torgheson, famoso per i suoi lavori con i Pink Floyd. Gli avete spedito il disco ultimato, gli avete raccontato la storia a grandi linee o che altro?
C.B.Z.:
Gli abbiamo spiegato la storia, gli abbiamo spedito qualche pezzo e le illustrazioni di Max Ernst di cui parlavamo prima. Ha prodotto una serie di possibili copertine, attenendosi alla propria ispirazione e a quella teoria del tassello mancante che sta alla base di tutto il lavoro. Le due persone che guidano la macchina sono senza volto, come puoi ben vedere…
Vi ha mandato subito quella copertina?
C.B.Z.:
Ne ha spedite parecchie, le abbiamo sistemate sul tavolo da ping pong che avevamo nello studio di registrazione e le abbiamo mostrate ad alcuni amici. Hanno cominciato a commentarle dicendo che erano tutte buone. Quella con i due personaggi che guidano senza volto l’hanno trovata davvero bizzarra… abbiamo capito subito che era quella giusta (ride).
Come si è svolto il lavoro in studio?
C.B.Z:
E’ stato un confronto tra me e Omar, che siamo gli unici due compositori. Non ci devono essere troppi cuochi in una cucina, sennò i piatti vengono male, lo dice anche un proverbio. I ragazzi della band suonano con noi, ma non hanno voce in capitolo per quel che riguarda la fase compositiva. Non credo nella democrazia in studio, ma hanno la completa libertà quando si tratta delle esibizioni dal vivo, in cui l’improvvisazione gioca un ruolo fondamentale. Incidere un disco è un atto di fede e io mi fido ciecamente di Omar, non potrebbe essere altrimenti e lui fa lo stesso con me. Se ci pensi, anche i musicisti fanno parte del tassello mancante, perché non erano a conoscenza delle parti che avrebbero dovuto suonare, né di come si stesse evolvendo il disco mentre non erano in studio. “Cassandra Gemini”, il brano da oltre trenta minuti che chiude l’album, ha solamente una struttura di base su cui abbiamo effettuato una jam session lunghissima. Omar ha poi montato il risultato da solo assieme a me e al tecnico del suono. E’ stato un lavoro complicato e doloroso ma alla fine abbiamo davvero avvertito un senso di sollievo. Siamo certi di aver fatto il massimo possibile…
Prima parlavi di fede… Ti capita mai di interferire con la musica creata da Omar e lui di fare lo stesso con te per quel che riguarda le liriche?
C.B.Z.:
Succedeva più con gli At The Drive-In, ma perché all’epoca i pezzi erano un affare di tutta la band. Ora i compiti sono ben suddivisi e nessuno interferisce. Omar è maturato in maniera impressionante cime musicista e compositore e davvero non saprei che appunti fargli (sorride).
L’ultima volta che avete suonato a Milano, avete fatto tutti i pezzi del disco tranne “Inertiatic ESP”. Mi fa ridere perché il pubblico aspettava solo quello…
C.B.Z.:
(ride) Lo facciamo spesso. Il pubblico non deve aspettarsi nulla di predefinito dai Mars Volta. Siamo musicisti, non intrattenitori. Non saltiamo a comando. Non facciamo pezzi perchè dobbiamo farli, non siamo interessati a questo genere di cose. Questo è uno dei motivi per cui cerchiamo di stare alla larga da cose come il Warped Tour, per esempio, dove le band sono uniformate secondo una logica ben precisa. Il tour che stiamo per intraprendere qui in Europa sarà un’incognita, non proporremo l’album per intero perché abbiamo ancora difficoltà a suonare tutti i pezzi. Dobbiamo impararli in maniera perfetta e non è una cosa così semplice, come puoi ben immaginare…
Sembra che facciate di tutto per stare alla larga dal successo, oppure che ne abbiate una concezione molto particolare…
C.B.Z.
: Vogliamo avere successo, ma a modo nostro. Non siamo la tipica indie band che non vede l’ora di firmare un contratto discografico e diventare famosa. Bisogna avere una forte etica lavorativa quando si è in questo campo e la maggior parte dei gruppi, al giorno d’oggi, non la possiede. Se è vero che le major sono dei vampiri, allora le etichette indipendenti sono dei lupi mannari. Sono entrambi dei mostri, non c’è differenza. Che tu abbia un ufficio in città centro o che tu lavori in camera tua, i fini sono gli stessi, cioè vendere dischi e far conoscere i tuoi gruppi. E’ solo questione di apparenza
 
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ER_MAGO_DE_PES
CAT_IMG Posted on 30/5/2005, 10:53




Ecco il Link alla recensione trovata su Onda Rock dell'ultimo album dei The Mars Volta "Frances The Mute"....... questo deve essere il solito cretinetto che ad un'album dei Green Day farebbe le lodi....... definisce i musicisti "non eccelsi" e dice che "le cose buone dell'album sono immerse nel nulla", addirittura li definisce così....
"I Mars Volta vorrebbero suonare come novelli King Crimson, ma in realtà la loro cifra qualitativa ricorda più i Muse."
Cioè.... li paragona a i Muse???? per carità ad uno possono piacere..... ma come strumentisti e musicisti non c'è proprio paragone!!!!!
Vabbe.... comunque ecco il Link e fate sapere cosa ne pensate!!

Saluti......


http://www.ondarock.it/recensioni/2005/marsvolta.html


 
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CAT_IMG Posted on 27/8/2006, 12:46

Hand over hand over hand

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dallo speciale Mojo dedicato ai Pink Floyd, lista dei "40 Cosmic Rock Albums of all time":

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invino
CAT_IMG Posted on 4/12/2007, 13:34




Come suggeritomi da Massimo l'Inno Minato, ecco la mia recensione di "Frances the mute", che si trova ovviamente su unprogged.com


CITAZIONE
“Frances the Mute” è indubbiamente il banco di prova per una band come i Mars Volta, che quattro anni orsono spiazzò tutti uscendo con “De-Loused In The Comatorium”, disco eclettico e imprevedibile, altalenante tra hardcore e psichedelia, misto a digressioni latine derivanti dalle origini del gruppo.
L’attesa che quindi accompagna l’uscita di “Frances The Mute” è in perfetto stile “fanatic”; c’è chi è già pronto ad annoverarlo tra i migliori dischi della band, chi è scettico e San Tommaso.
C’è di imprevedibile che anche dopo l’uscita non si riesca ad esprimere un’opinione buona per tutti… anzi.
Mi rendo conto che è facile andare in confusione: troppi gli elementi che lasciano solo il dubbio della scelta tra genio e illusione.
Certamente hanno cancaneggiato parecchio. Nessuno escluso.
Omar Rodriguez Lopez e la sua chitarra non danno punti di riferimento: radura e boscaglia s’alternano imprevedibilmente tra assoli schizofrenici e dondolanti melodie.
La batteria e il basso (rispettivamente John Theodore e Juan Alderete De La Pena), spaziano tra macigni scagliati da una petriera originale, come ad esempio nell’opener “Cygnus… Vismund Cygnus”, e l'odore tutto rum e sudore caratteristico di una balera latinoamericana (L’Via L’Viaquez).
Ma non è tutto: ritmiche funky scimmiottanti e autoironiche, vocalismi (Cederic Bixler Zavala) ora impetuosi e incoscienti, ora sporchi e trascinati, ingenui e fiammanti, provocatori e ribelli.
L’alternanza di lingue usate non è che l’ennesima conferma dell’ambiguità del percorso.
La lunghezza delle suite che si spartiscono la durata dell’LP è a mio avviso il punto a sfavore dei Mars Volta; sovente si incappa in digressioni strumentali apparentemente forzate e controproducenti. Di troppo forse è anche l’ostentato modernismo degli effetti, soprattutto quelli dettati dalle tastiere di Ikey Owens.
Ma siamo sempre lì, spiazzati dal repentino variare della melodia, che non accenna a placarsi nemmeno un istante.
L’ultima delle mini-composizioni, ”Cassandra Gemini”, si articola in otto sequenze, ed è probabilmente l’apice del disco: la suddivisione interna forse rende meno irrazionale l’iter, lasciando così maggior spazio al giudizio.Ovvio, non che sia tutta un’altra cosa, ma c’è più coesione tra gli elementi.
Sassi e petali, di nuovo.
E il dubbio su cosa sia “Frances The Mute” permane stabile.

 
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ZzZzZzZzZ
CAT_IMG Posted on 17/4/2008, 00:21




CITAZIONE (ER_MAGO_DE_PES @ 30/5/2005, 11:53)
Ecco il Link alla recensione trovata su Onda Rock dell'ultimo album dei The Mars Volta "Frances The Mute"....... questo deve essere il solito cretinetto che ad un'album dei Green Day farebbe le lodi....... definisce i musicisti "non eccelsi" e dice che "le cose buone dell'album sono immerse nel nulla", addirittura li definisce così....
"I Mars Volta vorrebbero suonare come novelli King Crimson, ma in realtà la loro cifra qualitativa ricorda più i Muse."
Cioè.... li paragona a i Muse???? per carità ad uno possono piacere..... ma come strumentisti e musicisti non c'è proprio paragone!!!!!
Vabbe.... comunque ecco il Link e fate sapere cosa ne pensate!!

Saluti...... :)


http://www.ondarock.it/recensioni/2005/marsvolta.html

ahah, le recensioni di Ondarock mi fanno ridere di continuo, purtroppo vengono stilate il giorno dopo l'uscita online dell'album e ovviamente dopo un solo giorno cosa vuoi capire di un album dei Mars Volta?
Ma si sa, quando esce un album ci sta la corsa alla recensione, e ne viene fuori una cagata...

Per dire, Scaruffi all'uscita dell'album diede un bel 7 (che per lui è già tanto), sono andato a dare un'occhiata qualche giorno fa e adesso il voto è salito a 8, e Frances the Mute l'ha giudicato come il miglior album del 2005

davvero non ho mai capito perchp la gente prende a riferimento sto Ondarock :porceddu:

Cmq dovrei avere la recensione di "Rumore" quando uscì Frances the Mute, ovviamente più che positiva :sisi:
 
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Sandoz
CAT_IMG Posted on 17/4/2008, 20:53




CITAZIONE
Cmq dovrei avere la recensione di "Rumore" quando uscì Frances the Mute, ovviamente più che positiva

grazie, la trovi già archiviata qui nella sezione stampa del nostro sito. ;)
 
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24 replies since 4/11/2004, 19:59   189 views
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