CITAZIONE
Nella scienza dei numeri, particolare attenzione merita il significato legato al numero sette. Il numero sette è il naturale compimento dei sei numeri che lo precedono. È dato dalla somma del 3 e del 4, i numeri basilari della Piramide (la base quadrata, i quattro lati triangolari). E il triangolo è la prima figura geometricamente perfetta, mentre il quadrato è la prima forma di un solido. Per questo, in epoca antica, il sette veniva rappresentato come un quadrato sormontato da un triangolo.
Del numero sette S. Agostino scrisse: “ Anche della perfezione del numero sette si possono dire molte cose...: il primo numero intero dispari è tre, il quattro è un numero intero pari e dalla loro somma risulta il numero sette. Ecco perché si adopera spesso per indicare la totalità delle cose, come quando si dice: Il giusto cade sette volte e sette volte risorge; ossia cade ma non perirà, le sue cadute non sono peccati, ma imperfezioni che conducono alla umiltà. E sette volte ti loderò, espressione ripetuta altrove in questi termini: Avrò sempre la sua lode nella mia bocca. Nella sacra Scrittura si trovano molte altre frasi simili nelle quali il numero sette è usato per esprimere in tutte le cose l'universalità. Molte volte poi con questo numero viene indicato lo Spirito Santo, del quale il Signore ha detto: Egli vi ammaestrerà in ogni verità ”.
Se da un lato rappresenta la sintesi, dall'altro rappresenta anche la solitudine in quanto numero primo e distaccato da ogni altro considerato compimento di cicli.
Nella stessa Kabbala l'uomo è rappresentato triplice nell'essenza, ma settemplice nell'evoluzione: ha capacità vegetativa (nascita e sviluppo del corpo), nutritiva (mantenimento del corpo), sensitiva (contatti sensoriali col mondo fenomenico), intellettiva (riflessioni e sintesi), sociale (rapporti con i suoi simili), naturale (rapporti con la natura) e divina (capacità di armonizzare la vita con la realtà di Dio).
Le note musicali sono sette; sette i colori, sette i giorni della settimana e gli orifizi del volto umano. Le fasi lunari durano sette giorni e, legati al ciclo lunare, sono i più importanti cicli vitali sulla terra: la nascita, la crescita ed il declino degli uomini, degli animali e delle piante. Nei geroglifici Egizi, il sette è rappresentato da una sfera: espressione di totalità ed unità.
Nel ricordo di tutte le tradizioni, il sette racchiude i valori più importanti dell'uomo e dello Spirito:
- è molto importante il significato che ricopre il Candelabro a sette luci ( Menorah, in ebraico): secondo la tradizione ebraica, Geova ordinò a Mosè la costruzione di un tale candelabro, d'oro e foggiato con arte. Quando era acceso, la sua luce ardeva come sette fiori sboccianti ed era rappresentazione della fede eternamente accesa.
Secondo la Bibbia, nel libro dei profeti, Dio, rivolgendosi a Zaccaria, che gli aveva chiesto spiegazioni su ciò che vedeva, gli disse che quei sette lumi erano “Gli occhi del signore che spazia su tutta la terra” .
Il Candelabro a sette luci ricorre anche nella tradizione persiana: nello Zend-Avesta, il libro sacro dei Persiani, sta ad indicare che sette furono gli “ansaspendes”, (cioè i diffusori di verità) dei Parsi, ultimi rappresentanti dell'antica Comunità Zoroastriana iranica, che dovettero lasciare il paese rifugiandosi in India, dopo lo sbarco degli Arabi (anno 716) e la totale islamizzazione della Persia.
- Nella Bibbia il sette è spesso ricorrente: nella Genesi, sette furono i giorni della Creazione; nell' Apocalisse, sette furono i grandi Arcangeli, sette le Chiese del tempo (Efeso, Smirne, Sarsi, Tiati, Pergamo, Filadelfia e Maodicea); inoltre, nello stesso capitolo si parla di sette angeli, delle sette trombe, delle sette coppe ricolme dell'ira di Dio, delle sette piaghe, dei sette suggelli del libro chiuso, della bestia dalle sette teste. Sette sono le virtù, sette i sacramenti; sette i doni dello spirito santo; sette i campioni della cristianità; sette i peccati capitali; sette le opere di misericordia spirituale; sette le opere di misericordia corporale.
Martinez de Pasqually spiegò che il “ Sette è il numero dello Spirito Santo appartenente agli spiriti settenari... Il numero settenario è il numero perfettissimo che il Creatore impiegò per la emancipazione di ogni spirito fuori dalla sua divina immensità. La classe di spiriti settenari doveva servire da primo agente e da causa certa; per contribuire ad operare ogni specie di movimento nelle forme create nel cerchio universale... ”.
Vediamo solo alcune delle apparizioni del numero sette nell'Antico e nel Nuovo Testamento:
-La creazione del mondo: “ Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro ” (Genesi, cap.2 ver.2).
-Dio punisce col diluvio l'empietà degli uomini e a Noè, che aveva costruito l'Arca, dice: “ D'ogni animale al mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina... Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra... ” (cap.7 ver.2,4).
-“ Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat ” (cap.8 ver.4).
-Il sogno del faraone: “ Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse... Ed ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre... Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. Ma ecco sette spighe vuote e arse... Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene... ” (cap. 41 ver.1-7).
-Dalila e Sansone: “ Poi Dalila disse a Sansone: «Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare». Le rispose: «Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell'ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diverrei debole e sarei come un uomo qualunque» ” (Giudici, cap.16 ver.13).
-La moltiplicazione dei pani e dei pesci: “ Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?» Risposero: «Sette, e pochi pesciolini»... Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene ” (Matteo, cap.15 ver.15,37).
-Il perdono di Pietro: “ Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: -Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?- E Gesù gli rispose: -Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette...- ” (Matteo, cap.18 ver.21,22).
Nell'Apocalisse di San Giovanni il sette vi ricorre cinquantaquattro volte; alcune di queste: “ Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro [...] Nella destra teneva sette stelle [...] Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese ” (Apocalisse, cap.1 ver.12,16,20). “ Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio ” (cap.4 ver.5). “ E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. [...] Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra ” (cap.5 ver.1,6).
E ancora: Dio punisce le colpe dei padri fino alla settima generazione e maledice il peccatore settantasette volte sette. Dopo la distruzione della Torre di Babele, i settanta (dieci volte sette) popoli della Terra si dispersero. Sette furono le piaghe d'Egitto. Sette i principali primi padri della Chiesa di Cristo, e così via.
- Anche nella tradizione coranica il sette ha un significato particolare. Il Corano afferma che sette sono le porte dell'inferno e che il mondo è retto da sette colonne poggianti sulle spalle di un gigante, sostenuto da un'aquila posata su una balena che naviga nel mare dell'eternità.
- I Babilonesi asserivano che sette erano i Grandi della Caldea.
- Nella tradizione greca rifacentesi alla filosofia platonica, sette erano i sapienti e sette le meraviglie del Mondo, sintesi della perfetta armonia tra pensiero ed azione.
I sette sapienti erano così rappresentati:
- Cleubulo , che ha una bilancia in mano, significa sii giusto;
- Pittaco , che ha un ramo d'ulivo in mano ed un dito sulle labbra, significa taci e se devi parlare porta pace e non odio;
- Solone , che ha un teschio in mano, significa pensa alla tua fine;
- Pariandro , che è calmo e rassegnato, significa raffrena l'ira;
- Talete , che è come uno che non sa, significa la sapienza è infinita;
- Chilone , che ha uno specchio in mano, significa conosci e vinci te stesso;
- Biante , che solleva una gabbia con un uccello, significa la libertà produce.
Mentre le sette meraviglie erano:
- Il Colosso di Rodi (che rappresentava la forza);
- I Giardini pensili di Babilonia (scienza ed accorgimento);
- Il Mausoleo di Alicarnasso (che significa agisci per grande sepoltura );
- Il Tempio di Diana a Efeso (provvidenza e raccoglimento);
- Il Faro di Alessandria (luce e guida);
- Il Giove Olimpico di Fidia (rappresenta Dio –Fidia, nato verso il 490 a.C., era considerato dai saggi greci uno dei più grandi geni di tutti i tempi e incarnava la verità);
- Le Piramidi d'Egitto (rivelazione e sapienza).
Oltre i setti Saggi, da quei Templi di sapienza, uscirono dei Grandi Iniziati come Krishna (l'organizzatore della costituzione bramanica), Ermete (che diffuse il grido della Luce conosciuta nelle tenebre del Sepolcro), Amos (il liberatore dell'Egitto dopo 900 anni di dominazione degli Hicsos), Mosè, Orfeo (il rivelatore del Verbo-Luce), Pitagora (il mistico dell'armonia e della libertà), Platone e Cristo.
- Sette erano i Cieli del sistema Tolemaico che raffigurava la terra al centro dell'Universo e, attorno ad essa, in sfere concentriche dette Cieli, ruotavano la Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno (questo fino a quando, nel ‘600, la teoria eliocentrica di Niccolò Copernico affermò che era la Terra, insieme agli altri pianeti, a girare intorno al Sole). E, alzando gli occhi al Cielo, possiamo vedere l'Orsa Maggiore con le sue sette stelle che ci indica il giusto orientamento.
Secondo i Daiachi marittimi, le vie che portano al regno dell'oltretomba sono settantasette moltiplicato sette. Le ruote solari, dovunque vengano rappresentate, sono provviste sempre di 16 (1+6=7) o 34 (3+4=7) raggi.
Questo numero fu considerato sacro anche dagli Etruschi.
Nella cosmologia asiatica vi sono sette regni sotterranei.
- Secondo la Baghavad Gita, il libro sacro dell'Induismo (l'equivalente della Bibbia per i cristiani), sette furono i Veda dell'India emanati ed illuminati da Agni, il fuoco sacro, simbolo del focolare domestico e della famiglia.
- Gli illuministi buddisti definiscono l'uomo come Saptaparna , “pianta a sette foglie” attribuendogli sette princìpi: “Atma”, che significa “scintilla divina”, “Budhi” che è lo “Spirito”, “Manas” l'“Anima”, “Kama Rupa” gli “istinti”, “Shtula Sarira”, la “materia”, “Linga Sorira” il “corpo astrale” e, infine, il “Prana”, che è l'“essenza della vita”, lo “Pneuma dei greci”, lo “Spiritus” dei romani o il “K'i taoista”.
I tradizionali Hai-Kai del Giappone, le strutture degli antichi poemi sacri, comprendevano, come scrive Pierre Carnac: “ tre versi e 17 sillabe suddivise nel modo seguente: cinque sillabe nel primo verso, sette nel secondo ed altre cinque nell'ultimo. Lo schema sillabico dell'Hai-Kai è: 5 - 7 - 5. Abbiamo qui un vero cosmogramma. È la successione 5 - simbolo del centro, 7 simbolo del tempo in evoluzione, 5 - centrale...
Pertanto, esprimere l'uomo con i numeri 5 - 7 - 5 o 5 + 7 + 5 = 17 (progressivamente 5 - 12 - 17), significa nominarlo con il suo numero (essendo il 17 il numero della vita dell'uomo...). Ma questo 17 non è che una delle metà del 34. Ciò che dà più magnificenza al 34 è il fatto che in questo doppio 17 si nascondono anche due quadrati. Il 34 è la somma dei quadrati dei numeri tre e cinque (9 + 25 = 34) ”, ancora sette.
È altresì interessante vedere, visto che siamo alle porte del duemila, in che modo l'anno giubilare è legato al numero sette. I primi accenni dell'istituzione del Giubileo nella Cristianità risalgono all'Antico Testamento, laddove si intrecciano le istituzioni del sabato, dell'anno sabatico e, appunto, del giubileo. Elemento comune, ancora una volta, il ritmo settenario: dei giorni, degli anni e dei gruppi di anni.
Il sabato, settimo di una serie di giorni, è il giorno del riposo dedicato al culto. L'istituzione del sabato è principalmente dovuto alla conclusione della Creazione; al necessario riposo degli uomini e degli animali.
L' anno sabatico è il settimo di una serie di anni e con il sabato è legato da evidenti analogie: è l'anno della “remissione”, nel quale dovevano essere sospesi i lavori dei campi, per permettere il riposo agli animali e agli uomini. I prodotti che comunque provenivano dai campi dovevano essere lasciati ai poveri; era richiesta la liberazione degli schiavi ebrei; tutti i debiti fra ebrei erano considerati saldati.
L' anno del giubileo è il settimo di sette anni sabatici. Il nome viene dall'ebraico “ jobhel ”, “ corno di montone ” con il quale i sacerdoti, alla fine dell'ultimo anno di ogni ciclo di sette anni sabatici, annunciavano l'inizio del cinquantesimo anno:
«Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo, ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia» (Lv, 25, 10). «Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete vendemmia delle vigne non potate poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro, potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi ...» (Lv 25,11).
A questo punto, è interessante sapere che nel museo Viennese esistono due medaglie: su una è raffigurato Dante Alighieri e sull'altra Pietro da Pisa. Nel retro di ciascuna vi sono incise sette lettere: F.S.K.I.P.F.T. . Secondo il Guenon, la scritta significa “ Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius ” e quindi Dante era un Iniziato.
Nei tarocchi , il numero sette è associato alla carta “Il Carro”, raffigurata da un carro a due ruote sormontato da un baldacchino trainato da due cavalli e con un giovane incoronato (1+2+1+2+1=7). Il baldacchino è sorretto da quattro colonne che raffigurano un tempio. Il giovane incoronato spesso è associato alla figura di un imperatore. Un Iniziato. Ancora una volta, il numero sette è associato alla saggezza. Con il tarocco “Il Carro”, un altro significato che riscopriamo nel sette è: rinnovamento e movimento.
Nell' astrologia, la settima casa è contrapposta alla prima, quella dell'Io; quindi si riferisce agli altri, coloro che ci sono di fronte, il naturale completamento dell'Io, legato al confronto.
Nell' I King, il sette ( Scï – L'esercito ) corrisponde ai trigrammi acqua e terra, l'acqua sotto la terra, pronta ad erompere e quindi simbolo di un grande potenziale di forza.
Possiamo concludere con una citazione di Evola tratta da “ La Tradizione ermetica ”, che riassume il senso di quanto detto: “ Il numero sette […] esprime forme trascendenti, non-umane di coscienza e di energia che stanno a base delle cose «elementate». La possibilità di un doppio rapporto rispetto ad esse spiega la dottrina dei due settenari, l'uno legato alla necessità, l'altro risolto nella libertà. Lo stato di corporeità fisica in cui si trova l'uomo è legato al mistero di questa differenziazione del settenario e, attraverso i «centri di vita», contiene altresì il doppio potere delle chiavi: dell' «aprire» e del «chiudere», del solve et coagula ermetico. Purificazioni, distillazioni, circolazioni, denudamenti, calcinazioni, soluzioni, abluzioni, uccisioni, bagni, rettificazioni e via dicendo, in quanto direttamente o indirettamente collegate al numero sette, esprimono, nella letteratura tecnica ermetica, l'opera applicata ai poteri, per la loro trasposizione da un modo di essere ad un altro modo di essere, «non umano»” .
Il sette è quindi sempre associato al divino, all'uomo pienamente realizzato, il saggio, cosciente del senso della vita e del fine ultimo al quale è destinato. Forse è per questo che si riporta che l'età simbolica di un Maestro è di sette anni.