THE MARS VOLTA ITALIA forum: "In Thirteen Seconds"

Tetragrammaton

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halorama
CAT_IMG Posted on 22/8/2006, 16:11




ho anche ritoccato il testo qua e la, rifacendomi al comatorio ed alle mie acutissime orecchie!
 
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Sandoz
CAT_IMG Posted on 22/8/2006, 16:12




Bravo...ma come mai hai dato due versioni della seconda riga?
 
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Gwynplaine
CAT_IMG Posted on 22/8/2006, 16:51




Infatti ho notato che alcune cose del tuo testo sono diverse dalla trascrizione inglese (e nella maggior parte dei casi hai sicuramente ragione). Gran lavoro!
 
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halorama
CAT_IMG Posted on 22/8/2006, 16:59




Perchè mi sembrano plausibili entrambe le versioni del testo originale: all'ascolto non si può dire se sia più giusta una o l'altra, ed il senso è compatibile in entrambi i casi con il tema del testo.

A proposito, sono quasi sicuro che Cedric parli di Noè e dell'episodio del diluvio universale.

Gli indizi sono ovunque:

- glicerina e litigiosità sono metafore per Sodoma e Gomorra.
- il richiamo alla vite ricorda la maledizione di Cam, uno dei tre figli di Noè:
CITAZIONE
E nel Genesi (9, 18-28) si trova anche la "maledizione di Cam":

I figli di Noè che uscirono dall’arca sono: Sem, Cam e Jafet. Cam è il padre di Canaan. Questi sono i tre figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra. Noè cominciò a fare l’agricoltore e piantò una vigna: ne bevve il vino, s’inebriò e si scoperse in mezzo alla sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide le nudità di suo padre e corse fuori a dirlo ai suoi fratelli. Ma Sem e Jafet presero un mantello, se lo misero sulle spalle, e, camminando all’indietro, coprirono le nudità del loro padre; e siccome avevano la faccia volta indietro, non videro le nudità del loro padre.

Quando Noè si fu svegliato dal vino venne a sapere quello che gli aveva fatto il figlio minore e disse: "Maledetto sia Canaan ! Sia servo dei servi dei suoi fratelli !". Poi soggiunse: "Benedetto sia il Signore Iddio di Sem, e sia Canaan il loro servo ! Iddio estenda Jafet, e abiti nelle tende di Sem: e sia Canaan il loro servo !".

- il nitrato d'argento è quel composto che si spruzza sulle nuvole per provocare la pioggia (Diluvio Universale).
 
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halorama
CAT_IMG Posted on 23/8/2006, 02:01




AZAEL (o Azazel, o Aziel)

Azazel (Hebrew: עזאזל, Arabic: عزازل Azazil) è un nome enigmatico delle Scritture Ebree, egualmente riferibile sia ad un angelo caduto o a Satana. La prima apparizione della parola è nel libro del Levitico, quando nel rituale dello Yom Kippur la capra deve essere portata ad Azazel e abbandonata nel deserto, ma questo testo è poco chiaro in merito alla identità di Azazel.

Secondo il Libro di Enoch, Azazel era un grigori (conosciuti anche come "osservatori") un gruppo di angeli caduti unitisi con donne mortali, che diedero vita ad una razza ibrida conosciuta come Nephilim. Azazel in particolare si distingue fra i grigori in quanto insegnò agli uomini come costruire le armi, nonchè alle donne come produrre e usare i cosmetici. Gli insegnamenti di Azazel furono causa di tale ingiustizie che Dio decise di distruggere la vita sulla Terra con un grande diluvio, risparmiando solo Noè, la sua famiglia e sette paia di ogni specie animale scevra dal peccato, ed un paio di ogni specie "non pulita".
Essi sfuggirono alla distruzione vivendo per 40 giorni e notti su di un'arca che Dio disse a Noè come costruire.

La prima apparizione del nome Azazel è nel Levitico, dove il Signore ordina all'alto sacerdote Aaron di scegliere due capre, una per il Signore ed una per Azazel, per il "Giorno dell'Espiazione" (Day of Atonement) ebraico. La capra designata per Azazel "dovrà essere lasciata viva innanzi al Signore per realizzare l'espiazione, e successivamente lasciata libera nel deserto per Azazel". (Lev. 16:10). Aaron "poggiava entrambe le mani sul capo della capra viva e confessava su di essa tutte le ingiustizie e trasgressioni degli Israeliti, qualsiasi fossero i loro peccati, trasmettendoli sul capo della capra; ed essa doveva essere abbandonata nel deserto da qualcuno scelto per il compito. In tal modo la capra avrebbe portato con sè tutti i loro peccati in una regione inaccessibile...". Il Levitico narra anche che "colui il quale liberava la capra nel deserto doveva lavare i propri abiti ed il corpo nell'acqua; solo dopo poteva rientrare nel campo".

Anche se questo passaggio non chiarisce cosa o chi fosse Azazel, alcune tradizioni tramandano ch Azazel del Levitico era un demone. Gli studiosi di tali tradizioni appaiono discordi sul se considerare Azazel come un agelo caduto menzionato nel Libro di Enoch, ovvero se si tratti semplicemente di un altro nome per indicare Satana; alcune correnti storiche ritengono più verosimilmente che Azazel sia un demone.

Il Libro dell'Apocalisse di Abramo associa Azazel con l'inferno. Abramo dice ad Azazel: "Che tu sia il tizzone ardente nella fornace della Terra! Vai Azazel, negli anfratti più desolati della Terra. Perchè il tuo regno è su coloro i quali sono con te." C'è anche l'idea che il regno di Dio (colui che ha creato il Mondo) è ampiamente sotto il dominio del Male. Esso è "diviso con Azazel". Azazel è altresì identificato con il serpente che tentò Eva.
La sua forma è descritta come un dragone con "mani e piedi umani, sei ali per lato sulla schiena".

In ambito demonologico alcuni usano Azazel come sinonimo di Satana, ma altri sono dell'opinione che essi siano entità separate, sebbene i più concordino nel ritenere che la rappresentazione iconografica tradizionale di Satana – ritratto con le sembianze di un Satiro – è sostanzialmente basata su quella originariamente utilizzata per Azazel, in quanto questi si dice risulti simile alla rappresentazione che Levi fornisce del Bafometto.
 
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halorama
CAT_IMG Posted on 24/8/2006, 15:34




Considerazioni relative ai seguenti versi del brano:
CITAZIONE
Six pentacle dice
You rolled the seven
Saint Mark will die
There'll be no rites
Don't shut my mouth
I'll scald the entrails
You all feed on

CITAZIONE
SAN MARCO L'EVANGELISTA

San Marco Evangelista è uno dei quattro Evangelisti, la sua opera viene indicata appunto con il suo nome Vangelo secondo Marco. Non conobbe direttamente Gesù (forse assistette alla sua cattura nell'orto degli ulivi). Fu seguace dell'apostolo Paolo e in seguito di Pietro.

Vita

Poco o nulla si sà della sua giovinezza e della sua famiglia. Dal Nuovo Testamento, unica fonte di informazioni su di lui, sappiamo che era cugino di Barnaba (col. 4/10) e che quindi era ebreo e della stirpe levitica.

Non si sà se conobbe direttamente Gesù poiché questa informazione non ci è pervenuta da nessuna fonte. Ma se abitava a quel tempo a Gerusalemme deve aver perlomeno sentito parlare di Lui. Di sicuro sappiamo che pochi anni dopo la morte del maestro, gli apostoli e i discepoli si riunivano a casa di sua madre. Il fatto che sia l'unico evangelista a menzionare la fuga di un giovinetto che seguiva da lontano gli avvenimenti della cattura di Cristo nell'orto degli ulivi
CITAZIONE
(Marco 14.1/51.52) Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo;

fa supporre che sia egli stesso questo giovinetto.

Dagli Atti apprendiamo che parte assieme a Paolo e a suo cugino per Antiochia. Viene indicato come aiutante di Paolo quando egli predicava e diffondeva la parola del Signore a Salamina (Cipro) (Atti 13/5). In seguito gli atti ci riferiscono che abbandona Paolo, forse spaventato dalle tremende fatiche degli spostamenti dell'apostolo o dalla crescente ostilità che lo stesso incontrava. Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme (Atti 13/13).

Qualche anno più tardi lo ritroviamo in compagnia di Pietro che lo cita nella sua prima lettera come indicato in precedenza. Questo dimostra la sua grande attività svolta negli anni cinquanta non solo a Cipro. Forse rientrato in oriente prima della persecuzione scatenata da Nerone nel 64 ma Paolo nel 66 lo rivuole con sé.

Dopo la morte a Roma del principe degli Apostoli, non vi sono più notizie certe su Marco. La tradizione lo vuole evangelizzatore in Egitto e fondatore della chiesa di Alessandria che lo vuole come suo primo vescovo. Si dice che abbia effettuato numerosi miracoli e vi abbia stabilito una chiesa portandovi un vescovo, tre sacerdoti e sette diaconi.
Non vi sono notizie certe su dove, come e quando morì. Eusebio sostiene che la sua morte sia avvenuta a Alessandria, dove venne ucciso facendo trascinare il suo corpo per la città e successivamente bruciato.
Quando Marco tornò ad Alessandria, si dice che la gente abbia risentito del suo impegno di distoglierli dalla credenza nei loro dei Egiziani tradizionali. Questa versione dei fatti viene riportata anche nella Legenda Aurea.

I Cristiani ad Alessandria rimossero le sue spoglie non bruciate dalle ceneri, le avvolsero in drappi e le seppellirono nell'area più orientale della Chiesa che avevano costruito.

Le sue spoglie vengono trafugate da mercanti veneziani nell'828 a Venezia dove pochi anni dopo verrà dato inizio alla costruzione della Basilica che ancora oggi ospita le sue reliquie.


  1. Il verso "there'll be no rites" può essere riferito al fatto che S. Marco non fu sepolto secondo la tradizione cristiana, ma fu denigrato e bruciato una volta ucciso.

  2. Il verso "i'll scald the entrails" può riferirsi al fatto che la salma fu bruciata.

  3. Sembra che il numero SETTE abbia una qualche rilevanza simbolica nella vita di S. Marco, in quanto egli portò 7 diaconi ad Alessandria, vi rimase per circa 7 anni, fondò la Chiesa Copta che celebra 7 sacramenti e 14 feste religiose (7 maggiori e 7 minori)



Se qualcuno può contribuire a scoprire quale significato ha S. Marco nel testo, o quale sia la valenza del numero 7 in relazione al Santo od in generale a livello simbologico... batta un colpo!
 
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halorama
CAT_IMG Posted on 24/8/2006, 16:11




IL NUMERO SETTE

(da www.LaRoseNoire.it)

CITAZIONE
Fin dall’antichità il sette ha esercitato un fascino enorme sull’uomo influenzando da vicino il suo mondo psicologico, religioso e culturale.
Questo numero è formato da una triade di prinpici creativi -coscienza attiva, subconscio passivo e forza coordinatrice della cooperazione- e da una quaterna materiale associata ai quattro elementi e alle facoltà sensoriali –aria corrispondente all’intelligenza, fuoco corrispondente alla volontà, acqua corrispondente al sentimento/sentire ed infine terra corrispondente alla morale.
Questa suddivisione del sette nelle sue due componenti, il tre spirituale e il quattro materiale, si è protratta per lungo tempo nel pensiero e nella mistica occidentali ed è strettamente associata alla divisione ad opera di Aristotele delle arti in Trivium e Quatrivium.
Grammatica, Retorica e Dialettica da una parte, Matematica, Geometria, Astronomia e Musica dall’altra erano alla base degli insegnamenti superiori nel medievo ed erano considerate "septem artes liberales".

Da un punto di vista più pratico gli studiosi avevano osservato che ogni periodicità sembra legata al sette, pensiamo ad esempio ai sette toni della scala musicale che tornano al primo nell’ottava.
Sulle basi di tali osservazioni da sempre il sette fu associato alle fasi di sviluppo e di crescita dell’uomo e della Natura.
Già in epoca antichissima il filosofo greco Solone aveva diviso la vita umana secondo le sfere astrali in sette livelli di sette anni ciascuno. I pensieri del filosofo vennero ripresi da Filone di Alessandria e dai suoi seguaci.
Mistico, filosofo di provenienza greco-ebraica nonchè sommo interprete delle Sacre Scritture, Filone di Alessandria scrive a proposito dell’evoluzione umana:
"Alla fine del primo settenario i denti da latte vengono sostituiti dai denti veri, alla fine del secondo si raggiunge la maturità sessuale, al terzo all’uomo spunta la barba (corrisponde cioè all’inizio della sua identità psicologica), il quarto è l’apogeo dell’esistenza umana, il quinto il momento del matrimonio, il sesto porta la maturazione della ragione, il settimo al compimento della comprensione e della ragione, l’ottavo è il momento della contemplazione, il nono il dominio delle passioni e quindi la giustizia e l’indulgenza. Tuttavia" ci dice Filone con un espressione che si è conservata nel tempo " è meglio morire nel decimo, poiché quanto resta ancora da vivere all’uomo non è che fragile ed inutile vecchiaia".
Ed anche l’Antico Testamento ci conferma che " la durata della vita è, in sé, settant’anni".
Tre periodi sembrano acquistare nella tradizione popolare un’importanza rilevante per lo sviluppo della vita umana scandito dalla simbologia del sacro sette e del nove: sette per sette, nove per nove, sette per nove.
Quest’ultimo ritenuto particolarmente infausto poiché il sessantatreesimo anno di vita è quello del "grande climaterio".
Non solo nell’area mediterranea il sette pone in essere le fasi di sviluppo umano, anche nell’antica Cina questo numero è legato all’evoluzione della vita ed in particolare a quella della donna: all’età di sette mesi la bambina mette i denti da latte, all’età di sette anni li perde, in due volte sette anni si apre "la strada dello yin" ovvero si compie la sua maturità sessuale ed infine a sette per sette, cioè quarantanove anni, raggiunge il climaterio. Da un punto di vista biologico ciò è esatto se si tiene conto poi che il ciclo mestruale si manifesta nella donna in periodi contrassegnati da sette per quattro giorni e che la gravidanza viene calcolata grazie al supporto del numero sette, si può essere certi che questa unità di misura rientri a pieno nello svolgimento dell’essere femminile.

"In base alle sue forze occulte" dunque "il sette sembra porre in essere tutte le cose, dispensa la vita ed è fonte di ogni mutamento, poiché la Luna muta le sue fasi ogni sette giorni. In questo modo il sette influenza tutte le cose sublunari" ed è perciò particolarmente legato alla creazione e alla mutazione delle forme da sempre attribuita ai misteriosi influssi lunari.

In astrologia la Luna è infatti creatrice e distruttrice delle forme vitale signora di quel mondo fisico che si muove e si trasforma sotto l’influsso animico delle forze lunari.
L’adorazione del sette nelle culture più antiche potrebbe risalire proprio all’osservazione delle fasi della Luna, la cui forma muta visibilmente ogni sette giorni. In molte antiche civiltà, tra le quali anche gli assiro-babilonesi, il dio della luna era una divinità suprema inoltre, sempre presso i babilonesi, erano conosciuti ed utilizzati nelle predizioni astrologiche i sette pianeti comprendenti : Sole, Luna, Mercurio, Marte, Venere, Giove e Saturno.
Come si può ben notare il numero sette in questo caso comprende anche due non-pianeti, il Sole e la Luna ed è perciò che molti pensatori sono arrivati alla conclusione che i due luminari siano stati aggiunti proprio per raggiungere così il "sette ideale".
Con un’allusione ai misteri dell’universo svelati da questo numero sacro Goethe, grande conoscitore della simbologia numerica, scrive:
Die Planeten haben alle sieben
Die metallnen Tore aufgetan
(I Pianeti hanno aperto tutte
le sette porte di metallo)
L’india conosce i sette Chakras, i punti sensibili del corpo umano nei quali si concentra la meditazione. Questi "canali dell’energia" sono associati ai sette pianeti e alle chiavi segrete della conoscenza che essi rappresentano e che, secondo l’Astrologia Esoterica, devono essere girate ciascuna sette volte prima che ci rivelino la loro particolare lezione.
Tornando nell’area mediterranea ancora presso i babilonesi la piramide sacra, lo Zikkurat, ha sette gradini e allude al mistero della conoscenza insito nel sette.
Da ciò sembra siano derivati anche i sette scalini del Tempio di Salomone, il tempio della conoscenza e della saggezza sacro agli Ebrei.
Ancora in ambito ebraico il sacro sette svolge una funzione determinante: sette sono le braccia del Menorah, il candelabro ebraico, associati ai sette rami dell’Albero della Vita dove crescono su ciascuno sette foglie!

E nella tradizione cristiana? La Chiesa cristiana ha sicuramente ampliato la sacralità del sette già presente nell’Antico Testamento.
Gesù sulla croce pronuncia sette parole, ma soprattutto nell’Apocalisse porta nella mano sette stelle e ancora si racconta che: l’Agnello della Vittoria ha sette corna, vengono aperti sette sigilli, sette missive vengono inviate alle sette comunità, la settima tromba sancisce in compimento del mistero divino! E chi mai potrebbe dubitare della sacralità di questo numero?
L’esegesi cristiana ha così scoperto numerose qualità del sette: come numero sacro e perfetto si riferisce al settimo giorno, quello del riposo del Creatore; ma è anche il numero della caducità del tempo poiché l’eternità inizia l’ottavo giorno che fa riferimento alla Resurrezione di Cristo.
Anche la simbologia cristiana conosce la divisione del sette nei suoi principi costituenti, il tre spirituale e il quattro materiale: i sette sacramenti sono suddivisi in una triade superiore spirituale (battesimo, cresima ed eucaristia) e da una quaterna pratica ( pentimento, voto religioso, estrema unzione).
Il "Padre Nostro" è diviso in una triade rivolta a Dio e una quaterna rivolta all’uomo.
La stessa struttura la troviamo nella preghiera d’apertura islamica, la Fatiha, il primo sura del Corano.
Ancora nella simbologia cristiana legata al significato sacro del sette, troviamo i sette doni dello Spirito Santo che si contrappongono ai sette peccati mortali, le sette gioie e i sette dolori della vergine Maria e non può stupire a questo punto il fatto che anche la Messa sia composta da sette parti.
La musica sacra rinascimentale è un compendio di simbologia numerica: vi si trovano a questo proposito, mottetti a sette voci in onore di Maria o anche intesi come riferimento allo Spirito Santo.
Il sette associato alla Verginità di Maria ha però un antecedente nell’antica Grecia dove già in epoca pre-cristiana viene associato alla virginale Atena nata dalla testa di Zeus.
L’origine dell’associazione del sette alla purezza e alla castità ha ragioni matematiche: il sette è un numero primo "non genera e non viene generato", è perciò indivisibile e non ha alcun prodotto nella prima decade.
Già nel V secolo a.C. Filolao paragona il sette alla dea Atena, "conduttrice e signora di ogni cosa, eterna divinità, perseverante ed immota, sempre uguale a sé stessa, diversa da ogni altra" enunciando così le qualità essenziali di questa entità numerica.

Il carattere "non generante" del sette è ripreso dalla mistica ebraica: il settimo giorno della settimana il sabato, l’uomo deve osservare il precetto del riposo e non deve produrre nulla.
La ripetizione delle formule magiche, come delle preghiere e delle invocazioni in tutte le culture è scandita dal tre e dal sette.
Un influenza particolare ha avuto in questo senso l’alchimia medievale i cui procedimenti e le cui formule sono scandite dal numero sette: importante ad esempio era l’uso di ripetere sette volte le distillazioni. Anche i procedimenti magici di tutti i generi conoscono l’usanza di ripetere tre o sette volte una formula già efficace per sé stessa ed è perciò che anche la medicina antica, ancora legata a pratiche occulte, conosceva bene il significato e l’uso del sette.
La scuola di Ippocrate ci dice che: "Il numero sette domina le malattie e tutto ciò che nel corpo viene colpito dalla distruzione".
Agli antichi medici era noto che le malattie dolorose durano sette giorni o un multiplo di sette e questa credenza è sopravvissuta nella tradizione popolare di alcune culture.

Similmente per i pitagorici il sette era sinonimo di crisi e tutti i giorni divisibili per sette venivano considerati critici, compreso il settimo mese. Il sette come numero dello sviluppo e dell’opera occulta dell’intelligenza divina sulle forme, è il numero del cambiamento, della mutazione e per questo motivo viene anche considerato negativamente come numero "critico".
Ma il cambiamento e la trasformazione si manifestano il più delle volte come ascesa dell’uomo verso Dio o verso la saggezza.
E’ il caso della religione di Mitra e delle antichissime concezioni dell’ascesa dell’anima attraverso le sfere astrale da cui con ogni probabilità si è giunti nel mondo cristiano alla concezione dei sette gironi del Purgatorio e all’idea diffusa soprattutto in Oriente dei sette livelli mistici.
La religione di Mitra affonda le sue radici nell’antica Persia anche se successivamente arriva ad esercitare un’enorme influenza in tutta l’area mediterranea giungendo fino al nord Europa.
Mitra all’origine era una divinità solare, il culto poi, come numerosi movimenti religiosi del Vicino Oriente, viene sempre più sviluppandosi come una religione dei misteri.
Nei misteri di Mitra l’anima sale a dio attraverso le sette sfere planetarie rappresentate da sette porte attraverso le quali l’iniziato doveva passare abbandonando di volta in volta un capo del vestiario, gesto che si riferiva all’abbandono delle qualità umane. Dinnanzi all’ottava porte o Monte della Trasfigurazione l’anima si trovava ormai spogliata delle sue qualità materiali e pronta alla rinascita, a ricevere la luce.
Di conseguenza i riti espiatori e purificatori dei misteri di Mitra si svolgevano seguendo una cadenza di sette giorni, frequenza che ricorre ancora oggi in numerose pratiche e credenze popolari: ci vogliono di norma sette anni per essere liberati da uno spirito ed è noto che le apparizioni della dama bianca si ripetono preferibilmente ogni sette anni.
Se in base a tutto ciò ogni sette anni avviene un cambiamento considerevole nell’uomo nella sua parte spirituale o materiale oppure in entrambe è altresì notevole che ogni sette anni la voce di Dio si manifesti nella vita di ogni singolo individuo.
Non può stupirci quindi che grazie alla sua presenza in ogni periodicità dell’esistenza il numero sette possa essere inteso come numero tondo. Si pensi a tal proposito ad alcuni famosi stereotipi: i sette mari o le sette meraviglie del mondo o ancora nell’ambito mitologico alle sette teste dell’Idra o ai sette strati dello scudo di Aiace. Senza dimenticare l’uso del sette come numero tondo nelle fiabe, nelle filastrocche e nei detti popolari di tutti i generi. Chi non ha sentito nominare almeno una volta nella sua infanzia i sette nani, i sette corvi, le sette caprette o i sette cavalieri?
Sicuramente tutto ciò ci ha influenzato da un punto di vista psicologico all’uso quotidiano del sette ed è difficile capire quanto la tradizione da un lato e la psicologia dall’altro svolgano un ruolo importante nell’interpretazione di questo numero carismatico. Ciò che invece è chiaro è come ancora oggi molti di noi abbiamo la sensazione che la propria esistenza sia legata a particolari costellazioni numeriche all’interno delle quali sicuramente il sette svolge un ruolo importante come numero misterioso, occulto, perfetto, sapiente e sacro.

Elisabeth Mantovani

 
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halorama
CAT_IMG Posted on 24/8/2006, 16:28




ANCORA SUL NUMERO SETTE

(da chado.it)

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CITAZIONE
Nella scienza dei numeri, particolare attenzione merita il significato legato al numero sette. Il numero sette è il naturale compimento dei sei numeri che lo precedono. È dato dalla somma del 3 e del 4, i numeri basilari della Piramide (la base quadrata, i quattro lati triangolari). E il triangolo è la prima figura geometricamente perfetta, mentre il quadrato è la prima forma di un solido. Per questo, in epoca antica, il sette veniva rappresentato come un quadrato sormontato da un triangolo.

Del numero sette S. Agostino scrisse: “ Anche della perfezione del numero sette si possono dire molte cose...: il primo numero intero dispari è tre, il quattro è un numero intero pari e dalla loro somma risulta il numero sette. Ecco perché si adopera spesso per indicare la totalità delle cose, come quando si dice: Il giusto cade sette volte e sette volte risorge; ossia cade ma non perirà, le sue cadute non sono peccati, ma imperfezioni che conducono alla umiltà. E sette volte ti loderò, espressione ripetuta altrove in questi termini: Avrò sempre la sua lode nella mia bocca. Nella sacra Scrittura si trovano molte altre frasi simili nelle quali il numero sette è usato per esprimere in tutte le cose l'universalità. Molte volte poi con questo numero viene indicato lo Spirito Santo, del quale il Signore ha detto: Egli vi ammaestrerà in ogni verità ”.

Se da un lato rappresenta la sintesi, dall'altro rappresenta anche la solitudine in quanto numero primo e distaccato da ogni altro considerato compimento di cicli.

Nella stessa Kabbala l'uomo è rappresentato triplice nell'essenza, ma settemplice nell'evoluzione: ha capacità vegetativa (nascita e sviluppo del corpo), nutritiva (mantenimento del corpo), sensitiva (contatti sensoriali col mondo fenomenico), intellettiva (riflessioni e sintesi), sociale (rapporti con i suoi simili), naturale (rapporti con la natura) e divina (capacità di armonizzare la vita con la realtà di Dio).

Le note musicali sono sette; sette i colori, sette i giorni della settimana e gli orifizi del volto umano. Le fasi lunari durano sette giorni e, legati al ciclo lunare, sono i più importanti cicli vitali sulla terra: la nascita, la crescita ed il declino degli uomini, degli animali e delle piante. Nei geroglifici Egizi, il sette è rappresentato da una sfera: espressione di totalità ed unità.

Nel ricordo di tutte le tradizioni, il sette racchiude i valori più importanti dell'uomo e dello Spirito:

- è molto importante il significato che ricopre il Candelabro a sette luci ( Menorah, in ebraico): secondo la tradizione ebraica, Geova ordinò a Mosè la costruzione di un tale candelabro, d'oro e foggiato con arte. Quando era acceso, la sua luce ardeva come sette fiori sboccianti ed era rappresentazione della fede eternamente accesa.

Secondo la Bibbia, nel libro dei profeti, Dio, rivolgendosi a Zaccaria, che gli aveva chiesto spiegazioni su ciò che vedeva, gli disse che quei sette lumi erano “Gli occhi del signore che spazia su tutta la terra” .

Il Candelabro a sette luci ricorre anche nella tradizione persiana: nello Zend-Avesta, il libro sacro dei Persiani, sta ad indicare che sette furono gli “ansaspendes”, (cioè i diffusori di verità) dei Parsi, ultimi rappresentanti dell'antica Comunità Zoroastriana iranica, che dovettero lasciare il paese rifugiandosi in India, dopo lo sbarco degli Arabi (anno 716) e la totale islamizzazione della Persia.

- Nella Bibbia il sette è spesso ricorrente: nella Genesi, sette furono i giorni della Creazione; nell' Apocalisse, sette furono i grandi Arcangeli, sette le Chiese del tempo (Efeso, Smirne, Sarsi, Tiati, Pergamo, Filadelfia e Maodicea); inoltre, nello stesso capitolo si parla di sette angeli, delle sette trombe, delle sette coppe ricolme dell'ira di Dio, delle sette piaghe, dei sette suggelli del libro chiuso, della bestia dalle sette teste. Sette sono le virtù, sette i sacramenti; sette i doni dello spirito santo; sette i campioni della cristianità; sette i peccati capitali; sette le opere di misericordia spirituale; sette le opere di misericordia corporale.

Martinez de Pasqually spiegò che il “ Sette è il numero dello Spirito Santo appartenente agli spiriti settenari... Il numero settenario è il numero perfettissimo che il Creatore impiegò per la emancipazione di ogni spirito fuori dalla sua divina immensità. La classe di spiriti settenari doveva servire da primo agente e da causa certa; per contribuire ad operare ogni specie di movimento nelle forme create nel cerchio universale... ”.

Vediamo solo alcune delle apparizioni del numero sette nell'Antico e nel Nuovo Testamento:

-La creazione del mondo: “ Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro ” (Genesi, cap.2 ver.2).

-Dio punisce col diluvio l'empietà degli uomini e a Noè, che aveva costruito l'Arca, dice: “ D'ogni animale al mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina... Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra... ” (cap.7 ver.2,4).

-“ Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat ” (cap.8 ver.4).

-Il sogno del faraone: “ Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse... Ed ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre... Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. Ma ecco sette spighe vuote e arse... Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene... ” (cap. 41 ver.1-7).

-Dalila e Sansone: “ Poi Dalila disse a Sansone: «Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare». Le rispose: «Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell'ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diverrei debole e sarei come un uomo qualunque» ” (Giudici, cap.16 ver.13).

-La moltiplicazione dei pani e dei pesci: “ Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?» Risposero: «Sette, e pochi pesciolini»... Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene ” (Matteo, cap.15 ver.15,37).

-Il perdono di Pietro: “ Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: -Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?- E Gesù gli rispose: -Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette...- ” (Matteo, cap.18 ver.21,22).

Nell'Apocalisse di San Giovanni il sette vi ricorre cinquantaquattro volte; alcune di queste: “ Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro [...] Nella destra teneva sette stelle [...] Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese ” (Apocalisse, cap.1 ver.12,16,20). “ Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio ” (cap.4 ver.5). “ E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. [...] Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra ” (cap.5 ver.1,6).

E ancora: Dio punisce le colpe dei padri fino alla settima generazione e maledice il peccatore settantasette volte sette. Dopo la distruzione della Torre di Babele, i settanta (dieci volte sette) popoli della Terra si dispersero. Sette furono le piaghe d'Egitto. Sette i principali primi padri della Chiesa di Cristo, e così via.

- Anche nella tradizione coranica il sette ha un significato particolare. Il Corano afferma che sette sono le porte dell'inferno e che il mondo è retto da sette colonne poggianti sulle spalle di un gigante, sostenuto da un'aquila posata su una balena che naviga nel mare dell'eternità.

- I Babilonesi asserivano che sette erano i Grandi della Caldea.

- Nella tradizione greca rifacentesi alla filosofia platonica, sette erano i sapienti e sette le meraviglie del Mondo, sintesi della perfetta armonia tra pensiero ed azione.

I sette sapienti erano così rappresentati:

- Cleubulo , che ha una bilancia in mano, significa sii giusto;

- Pittaco , che ha un ramo d'ulivo in mano ed un dito sulle labbra, significa taci e se devi parlare porta pace e non odio;

- Solone , che ha un teschio in mano, significa pensa alla tua fine;

- Pariandro , che è calmo e rassegnato, significa raffrena l'ira;

- Talete , che è come uno che non sa, significa la sapienza è infinita;

- Chilone , che ha uno specchio in mano, significa conosci e vinci te stesso;

- Biante , che solleva una gabbia con un uccello, significa la libertà produce.

Mentre le sette meraviglie erano:

- Il Colosso di Rodi (che rappresentava la forza);

- I Giardini pensili di Babilonia (scienza ed accorgimento);

- Il Mausoleo di Alicarnasso (che significa agisci per grande sepoltura );

- Il Tempio di Diana a Efeso (provvidenza e raccoglimento);

- Il Faro di Alessandria (luce e guida);

- Il Giove Olimpico di Fidia (rappresenta Dio –Fidia, nato verso il 490 a.C., era considerato dai saggi greci uno dei più grandi geni di tutti i tempi e incarnava la verità);

- Le Piramidi d'Egitto (rivelazione e sapienza).

Oltre i setti Saggi, da quei Templi di sapienza, uscirono dei Grandi Iniziati come Krishna (l'organizzatore della costituzione bramanica), Ermete (che diffuse il grido della Luce conosciuta nelle tenebre del Sepolcro), Amos (il liberatore dell'Egitto dopo 900 anni di dominazione degli Hicsos), Mosè, Orfeo (il rivelatore del Verbo-Luce), Pitagora (il mistico dell'armonia e della libertà), Platone e Cristo.

- Sette erano i Cieli del sistema Tolemaico che raffigurava la terra al centro dell'Universo e, attorno ad essa, in sfere concentriche dette Cieli, ruotavano la Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno (questo fino a quando, nel ‘600, la teoria eliocentrica di Niccolò Copernico affermò che era la Terra, insieme agli altri pianeti, a girare intorno al Sole). E, alzando gli occhi al Cielo, possiamo vedere l'Orsa Maggiore con le sue sette stelle che ci indica il giusto orientamento.

Secondo i Daiachi marittimi, le vie che portano al regno dell'oltretomba sono settantasette moltiplicato sette. Le ruote solari, dovunque vengano rappresentate, sono provviste sempre di 16 (1+6=7) o 34 (3+4=7) raggi.

Questo numero fu considerato sacro anche dagli Etruschi.

Nella cosmologia asiatica vi sono sette regni sotterranei.

- Secondo la Baghavad Gita, il libro sacro dell'Induismo (l'equivalente della Bibbia per i cristiani), sette furono i Veda dell'India emanati ed illuminati da Agni, il fuoco sacro, simbolo del focolare domestico e della famiglia.

- Gli illuministi buddisti definiscono l'uomo come Saptaparna , “pianta a sette foglie” attribuendogli sette princìpi: “Atma”, che significa “scintilla divina”, “Budhi” che è lo “Spirito”, “Manas” l'“Anima”, “Kama Rupa” gli “istinti”, “Shtula Sarira”, la “materia”, “Linga Sorira” il “corpo astrale” e, infine, il “Prana”, che è l'“essenza della vita”, lo “Pneuma dei greci”, lo “Spiritus” dei romani o il “K'i taoista”.

I tradizionali Hai-Kai del Giappone, le strutture degli antichi poemi sacri, comprendevano, come scrive Pierre Carnac: “ tre versi e 17 sillabe suddivise nel modo seguente: cinque sillabe nel primo verso, sette nel secondo ed altre cinque nell'ultimo. Lo schema sillabico dell'Hai-Kai è: 5 - 7 - 5. Abbiamo qui un vero cosmogramma. È la successione 5 - simbolo del centro, 7 simbolo del tempo in evoluzione, 5 - centrale...

Pertanto, esprimere l'uomo con i numeri 5 - 7 - 5 o 5 + 7 + 5 = 17 (progressivamente 5 - 12 - 17), significa nominarlo con il suo numero (essendo il 17 il numero della vita dell'uomo...). Ma questo 17 non è che una delle metà del 34. Ciò che dà più magnificenza al 34 è il fatto che in questo doppio 17 si nascondono anche due quadrati. Il 34 è la somma dei quadrati dei numeri tre e cinque (9 + 25 = 34) ”, ancora sette.

È altresì interessante vedere, visto che siamo alle porte del duemila, in che modo l'anno giubilare è legato al numero sette. I primi accenni dell'istituzione del Giubileo nella Cristianità risalgono all'Antico Testamento, laddove si intrecciano le istituzioni del sabato, dell'anno sabatico e, appunto, del giubileo. Elemento comune, ancora una volta, il ritmo settenario: dei giorni, degli anni e dei gruppi di anni.

Il sabato, settimo di una serie di giorni, è il giorno del riposo dedicato al culto. L'istituzione del sabato è principalmente dovuto alla conclusione della Creazione; al necessario riposo degli uomini e degli animali.

L' anno sabatico è il settimo di una serie di anni e con il sabato è legato da evidenti analogie: è l'anno della “remissione”, nel quale dovevano essere sospesi i lavori dei campi, per permettere il riposo agli animali e agli uomini. I prodotti che comunque provenivano dai campi dovevano essere lasciati ai poveri; era richiesta la liberazione degli schiavi ebrei; tutti i debiti fra ebrei erano considerati saldati.

L' anno del giubileo è il settimo di sette anni sabatici. Il nome viene dall'ebraico “ jobhel ”, “ corno di montone ” con il quale i sacerdoti, alla fine dell'ultimo anno di ogni ciclo di sette anni sabatici, annunciavano l'inizio del cinquantesimo anno:

«Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo, ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia» (Lv, 25, 10). «Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete vendemmia delle vigne non potate poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro, potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi ...» (Lv 25,11).

A questo punto, è interessante sapere che nel museo Viennese esistono due medaglie: su una è raffigurato Dante Alighieri e sull'altra Pietro da Pisa. Nel retro di ciascuna vi sono incise sette lettere: F.S.K.I.P.F.T. . Secondo il Guenon, la scritta significa “ Fidei Sanctae Kadosh Imperialis Principatus Frater Templarius ” e quindi Dante era un Iniziato.

Nei tarocchi , il numero sette è associato alla carta “Il Carro”, raffigurata da un carro a due ruote sormontato da un baldacchino trainato da due cavalli e con un giovane incoronato (1+2+1+2+1=7). Il baldacchino è sorretto da quattro colonne che raffigurano un tempio. Il giovane incoronato spesso è associato alla figura di un imperatore. Un Iniziato. Ancora una volta, il numero sette è associato alla saggezza. Con il tarocco “Il Carro”, un altro significato che riscopriamo nel sette è: rinnovamento e movimento.

Nell' astrologia, la settima casa è contrapposta alla prima, quella dell'Io; quindi si riferisce agli altri, coloro che ci sono di fronte, il naturale completamento dell'Io, legato al confronto.

Nell' I King, il sette ( Scï – L'esercito ) corrisponde ai trigrammi acqua e terra, l'acqua sotto la terra, pronta ad erompere e quindi simbolo di un grande potenziale di forza.

Possiamo concludere con una citazione di Evola tratta da “ La Tradizione ermetica ”, che riassume il senso di quanto detto: “ Il numero sette […] esprime forme trascendenti, non-umane di coscienza e di energia che stanno a base delle cose «elementate». La possibilità di un doppio rapporto rispetto ad esse spiega la dottrina dei due settenari, l'uno legato alla necessità, l'altro risolto nella libertà. Lo stato di corporeità fisica in cui si trova l'uomo è legato al mistero di questa differenziazione del settenario e, attraverso i «centri di vita», contiene altresì il doppio potere delle chiavi: dell' «aprire» e del «chiudere», del solve et coagula ermetico. Purificazioni, distillazioni, circolazioni, denudamenti, calcinazioni, soluzioni, abluzioni, uccisioni, bagni, rettificazioni e via dicendo, in quanto direttamente o indirettamente collegate al numero sette, esprimono, nella letteratura tecnica ermetica, l'opera applicata ai poteri, per la loro trasposizione da un modo di essere ad un altro modo di essere, «non umano»” .

Il sette è quindi sempre associato al divino, all'uomo pienamente realizzato, il saggio, cosciente del senso della vita e del fine ultimo al quale è destinato. Forse è per questo che si riporta che l'età simbolica di un Maestro è di sette anni.

 
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andreavolta
CAT_IMG Posted on 15/4/2009, 23:02




salve. sto cercando da tempo lo spartito di batteria di sta canzone, ma su internet nn si trova nulla, sul comatorio forse, ma nn reisco a entrarci. nessuno sa darmi una mano?
e comunque è o non è la canzone più fica loro?
 
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Inno Minato
CAT_IMG Posted on 21/5/2009, 18:34




lo è
 
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39 replies since 25/6/2006, 22:27   636 views
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