Walkabout |
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| Una recensione sul video: http://www.cinemavvenire.it/articoli.asp?IDartic=3397CITAZIONE The Mars Volta The Widow, di Omar Rodriguez-Lopez
domenica 6 marzo 2005 di Sergio Di Lino
Sono sincero: avrei voluto tenermi da parte un lavoro dei The Mars Volta per festeggiare il primo anno di vita di questa rubrica settimanale sui video musicali; in fondo non manca molto, giusto un pugno di settimane. Ma il video di The Widow, primo straordinario singolo del nuovo – altrettanto straordinario – album della band texana, Frances the Mute (titolo geniale nella sua autoreferenzialità, e se avrete la pazienza di ascoltare l’album per intero – ascolto tutt’altro che "facile" e/o pacificato, quindi state in campana – capirete perché), circola già da un bel po’ sulla MTV americana, e da qualche giorno ha fatto la sua timida comparsa anche sugli schermi italiani; insomma, c’era poco da tergiversare. Speriamo che i The Mars Volta ci regalino a breve un altro video, il primo genetliaco della rubrica dovrebbe appartenergli per diritto di discendenza, considerando che poco meno di un anno fa abbiamo aperto – e non poteva esserci apertura migliore – con il loro Televators, un video che, personalmente, mi mette i brividi ancora oggi. Con The Widow, siamo in tutt’altro ambito, ma il risultato non cambia: sembra proprio che la band nata da una costola degli ormai leggendari At The Drive-in sia incapace di realizzare dei video di puro "riempimento"; e se per Televators i quattro ragazzi texani si erano affidati al collettivo Saline Project, questa volta hanno optato per una soluzione "autarchica": il video di The Widow è infatti diretto da Omar Rodriguez-Lopez, chitarrista e "mente" (alienata) della band. E dunque l’immaginario è totalmente "altro" rispetto a Televators: se nel lavoro dei Saline Project dominava il simbolismo ecologico e le atmosfere rarefatte, con The Widow ci immergiamo in atmosfere che richiamano da vicino i romanzi (estremamente visivi) di Joe R. Lansdale (non a caso conterraneo della band e dunque "allevato" dallo stesso immaginario decadente e polveroso, versione consunta, tetra e decentralizzata del Sogno Americano), e film horror recenti come House of 1000 Corpses di Rob Zombie. Il rosso sangue è la dominante fotografica imprescindibile, l’immaginario è quello di un freak-show, di un circo e di un luna park fusi insieme, ma tutto è declinato in un’accezione violentemente truce e minacciosa. Interni decadenti e simbolici smembramenti contribuiscono a decantare un’atmosfera alla Tobe Hooper prima maniera, ed è questo il chiaro intento del (neo)regista: richiamare le atmosfere dell’horror politicamente scorretto degli anni Settanta, immerso nelle torbide perversioni della provincia. L’ennesima dimostrazione che per fare un buon video sono necessarie innanzitutto le idee. E la band texana ne ha da vendere…
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